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Giugno 30, 2025
«Il device management non è device security». Quando abbiamo letto il titolo dell’articolo di The Hacker News non potevamo che essere d’accordo: affidarsi a un Mobile Device Management tradizionale (MDM) dà un senso di protezione che in realtà lascia scoperte alcune tra le superfici d’attacco più critiche, a differenza dell’UEM. Se guardiamo ai dati del Gartner Peer Insights sulle piattaforme di endpoint management, la maggioranza delle recensioni negative degli ultimi 12 mesi menziona proprio la mancanza di visibilità sui dispositivi non gestiti.
La crescita del lavoro ibrido e del BYOD ha infatti moltiplicato il numero di device che si connettono alle reti aziendali. Secondo una indagine citata dal Financial Times, il 78 % delle aziende che non consente il BYOD rileva comunque accessi da device personali. Senza un approccio unificato al controllo degli endpoint diventa impossibile applicare criteri coerenti di patching, cifratura e autenticazione, lasciando aperta la porta ad attori malevoli e a errori umani.
Riprendendo e adattando le evidenze di The Hacker News, possiamo sintetizzare così i principali gap:
Questi limiti emergono con forza anche nello studio NIST SP 800-124 Rev. 2, che raccomanda una gestione centralizzata, politiche di rilevamento delle minacce e check continui durante tutto il ciclo di vita del device.
La Unified Endpoint Management estende la governance a tutti i dispositivi (Windows, macOS, Linux, iOS, Android, wearable, IoT) unificando criteri di compliance e risposta agli incidenti.
Nel nostro articolo «Hai davvero il controllo sugli endpoint aziendali?» abbiamo approfondito l’importanza di collegare strategia cyber e gestione operativa per ridurre i costi di ownership di oltre il 30 %.
Best practice per una migrazione graduale
| Fase | Obiettivo | Azioni consigliate |
| Assessment | Mappare il rischio reale | Valutazione degli asset, scoring di compliance, analisi patch gap |
| Pilota UEM | Validare processi | Coinvolgere un gruppo eterogeneo di utenti (IT, field force, C-level) |
| Automazione policy | Ridurre effort manuale | Standardizzare configurazioni baseline e remediation automatica |
| Monitoraggio continuo | Threat hunting su endpoint | Correlare telemetrie device con log SIEM/SOAR |
| Feedback & Training | Change management | Formare gli utenti su uso sicuro e responsabile del device |
La UEM non si deve limitare a stabilire se un dispositivo è compliant, analizza la postura di sicurezza per applicare policy dinamiche. Un principio rafforzato dalle più recenti linee guida NIST, che enfatizzano la necessità di un controllo di device trust contestualizzato.
La favola del “se hai un MDM puoi dormire sereno” non esiste più. Le minacce evolvono, i device si moltiplicano, il confine tra uso dei device in ambito lavorativo e personale diventa sempre più labile. Passare a una strategia di Unified Endpoint Management significa abbracciare un modello di governance che unisce visibilità, automazione e sicurezza adattiva, il prerequisito indispensabile per implementare davvero un approccio Zero Trust.