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Luglio 21, 2025

Perché il penetration test continuo è l’unica strategia sensata per le app mobile

Per anni, le aziende hanno trattato i penetration test come un requisito formale. Un’attività da svolgere una volta all’anno, per ottenere un marchio di conformità e continuare a operare in tutta tranquillità. Ma nel 2025, questo approccio non è solo obsoleto, ma anche pericoloso.

Lo scenario attuale non perdona la superficialità. Dispositivi mobili e app aziendali sono diventati il ​​nuovo cuore operativo. Gestiscono dati sensibili, orchestrano transazioni, accedono a sistemi critici. Eppure, nella fretta di conformarsi a normative come ISO, PCI-DSS o SOC 2, molte organizzazioni si limitano a un controllo annuale. E nel frattempo? Le minacce evolvono ogni settimana.

Eseguire penetration test solo per conformità è come mettere una porta di sicurezza e lasciare le finestre aperte.

Compliance ≠ Security

La prima grande verità da accettare è questa: superare un audit non significa che le tue app siano sicure.

I test di conformità tendono a:

  • Essere statici e pianificati
  • Concentrarsi su un sottoinsieme di vulnerabilità note
  • Ignorare il contesto dinamico in cui le app vivono e cambiano

Questo approccio può portare a un falso senso di sicurezza. Il report del pen test è positivo? Bene.
Ma è stato integrato un nuovo SDK. Oppure è cambiata una dipendenza open source. Oppure è stato rilasciato un aggiornamento del sistema operativo che influisce sui permessi delle app.

Nessuno di questi eventi è coperto da un test annuale.

Le app mobili sono il nuovo bersaglio

I team di sicurezza lo sanno: le mobile app sono più esposte oggi di quanto lo siano mai state. La loro superficie d’attacco è vasta e in costante mutazione. Perché?

  1. Deployment frequente – rilasci settimanali o anche giornalieri rendono ogni audit rapidamente obsoleto

  2. Ambienti eterogenei – device personali, versioni Android/iOS, ROM modificate

  3. Componenti di terze parti – SDK, librerie, sistemi di advertising, analytics e molto altro

  4. Uso di permessi sensibili – fotocamera, microfono, localizzazione, contatti, SMS

Tutto questo trasforma le mobile app in una superficie d’attacco dinamica e fragile. Eppure, in molte aziende, le strategie di sicurezza sono ferme a pratiche pensate per ambienti statici.

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Penetration test continuo: come funziona

Il test una tantum non tiene il passo con la realtà. Il report di pen test può essere “vecchio” già il giorno dopo, se nel frattempo è stato aggiornato un modulo, oppure se il framework di sviluppo ha rilasciato una patch di sicurezza. Invece di trattare il penetration testing come un evento, dovrebbe essere visto come un processo. Questo concetto è cruciale. Serve uno shift da “fare un test per chiudere un ticket” a “integrare la sicurezza nel ciclo di vita dell’applicazione”.

Un approccio continuo prevede:

  • test integrati nello sviluppo (security by design)
  • analisi automatizzate e ricorrenti
  • monitoraggio delle modifiche tra una release e l’altra
  • collaborazione tra team Dev e team Security (o avere delle persone specializzate, DevSecOps)

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La compliance è una base necessaria, ma non deve essere l’obiettivo finale. Un pen test dovrebbe concentrarsi nell’individuare minacce reali.
Mobisec, ad esempio, struttura i suoi test tenendo conto sia degli standard OWASP, sia delle logiche di business dell’app. I report diventano strumenti di lavoro per i team dev e security, non dei meri pezzi di carta.

Da dove iniziare?

  • Valuta il tuo stato attuale: quanto è recente l’ultimo pen test effettuato sulla tua app?
  • Integra test rapidi (come DSA Fast) nel flusso CI/CD
  • Pianifica un pen test avanzato con DSA Pro
  • Allinea Dev e Security su uno stesso processo

Il rischio maggiore oggi non è quello di risultare non compliant, ma quello di avere problemi seri alla propria app e non saperlo.